La morte di Matteo Messina Denaro, la latitanza, la cattura.

La scomparsa di Matteo Messina Denaro, avvenuta otto mesi dopo il suo arresto, segna la fine di un capitolo importante nella storia criminale italiana. Quest'uomo, responsabile di alcuni dei più gravi crimini degli ultimi 30 anni, tra cui le stragi del 1992 che hanno visto la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha lasciato questo mondo nel reparto detenuti dell'ospedale San Salvatore de L'Aquila.

Dopo essere stato catturato, Messina Denaro è stato trasferito nel supercarcere di L'Aquila, dove ha ricevuto trattamenti per il cancro al colon da parte dell'equipe oncologica dell'ospedale locale. Tuttavia, un mese fa, la sua condizione è peggiorata notevolmente, e ha richiesto il ricovero nel reparto detenuti dell'ospedale. Negli ultimi giorni, con il progredire della malattia, è stato sottoposto prima a terapia del dolore e poi sedato, sospendendo le visite dei pochi familiari ammessi nelle settimane precedenti.

Un momento particolare è stato quando Messina Denaro ha potuto riconoscere sua figlia Lorenza Alagna, nata durante la sua latitanza, e le ha conferito il suo cognome. Lorenza è stata al suo fianco nelle ultime ore. Sin dall'arresto, il boss ha sempre affermato che non avrebbe mai collaborato con la giustizia, nonostante gli interrogatori ripetuti dai pm di Palermo. Ha avuto il permesso di incontrare i suoi familiari stretti e il suo avvocato, sua nipote Lorenza Guttadauro, ma non ha potuto vedere sua sorella, Rosalia Messina Denaro, anch'essa arrestata recentemente per attività legate alla mafia.

In un interrogatorio pubblicato oggi, Messina Denaro ha dichiarato: "Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia". Questo interrogatorio è stato inserito nella documentazione con cui la procura ha chiesto la chiusura delle indagini sul medico Alfonso Tumbarello, accusato di aver favorito la sua latitanza.

Nato il 26 aprile 1962, Messina Denaro era diventato latitante subito dopo l'arresto di Totò Riina nel gennaio 1993. La sua cattura è avvenuta esattamente trent'anni dopo, ed è interessante notare che sia lui che Riina sono stati legati dall'archivio del capo corleonese, secondo quanto riferito dal pentito Nino Giuffrè, che sosteneva che Messina Denaro aveva in possesso i documenti di Riina.

La sua latitanza risale al 2 giugno 1993, ma ci sono stati avvistamenti sporadici, tra cui uno il 14 settembre 1993 a Castelvetrano. Questo episodio è stato raccontato da un investigatore dell'epoca che aveva incrociato lo sguardo di Messina Denaro in un bar. Tuttavia, Messina Denaro è riuscito a sfuggire a numerosi blitz delle forze dell'ordine nel corso degli anni.

La sua vita da latitante è stata caratterizzata da lusso e attenzione ai dettagli, con abiti griffati, orologi costosi e un'immagine da playboy. Ha avuto relazioni con diverse donne, tra cui Andrea Hasleher, una ragazza austriaca, e Francesca Alagna, con cui ha avuto una figlia di nome Lorenza nel 1996. Maria Mesi è stata un'altra donna che ha avuto legami con Messina Denaro, finendo addirittura condannata per favoreggiamento per averlo aiutato durante la latitanza.

Messina Denaro è stato conosciuto con vari soprannomi, tra cui "Diabolik" da parte dei suoi seguaci e "U siccu", che rappresenta una connessione tra la tradizione mafiosa e il suo stile di vita moderno e lussuoso.

Sebbene abbia seguito il percorso criminale di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, ha anche cercato di emulare suo padre, don Ciccio, morto da latitante nel 1998. Durante la sua latitanza, Messina Denaro è stato oggetto di numerosi mandati di cattura e condanne all'ergastolo per una serie di reati, tra cui associazione mafiosa, omicidi, attentati e detenzione e trasporto di esplosivi.

La sua morte lascia aperte numerose domande su vari aspetti della sua vita criminale, tra cui i suoi legami con la massoneria, le connessioni internazionali, chi lo ha aiutato durante la latitanza e la sua effettiva leadership all'interno di Cosa Nostra, che era stata compromessa dagli arresti e dalla frammentazione. La sua figura rimane avvolta nel mistero, con l'immagine di un uomo che ha saputo sfuggire alla giustizia per decenni, ma che alla fine ha dovuto affrontare le conseguenze delle sue azioni.